Nel precedente articolo abbiamo visto i “perché” due fratelli possono comportarsi in modo litigioso, oggi vedremo quali possono essere le soluzioni educative attuabili dai genitori per risolvere la situazione nell’immediato e per modificare futuri ed eventuali comportamenti simili.
Evitare la ricerca del colpevole: vedere i propri bambini che si picchiano, urlano, si accapigliano, sicuramente non è piacevole per nessun genitore, e l’istinto di molti è quello di intervenire, dividerli e cercare di capire da chi o da cosa sia è partito il tutto.
Tuttavia, questa strategia di intervento rischia di non essere la migliore perché ha lo scopo di puntare il dito su di uno o l’altro dei due fratelli individuando il colpevole e, di conseguenza colpevolizzandolo.
Quando un litigio si innesca, così come avviene tra adulti, è difficile stabilire l’origine dalla quale è partito tutto in quanto ci troviamo di fronte a due processi circolari che si creano grazie agli atteggiamenti, modi di parlare, interazioni di entrambi gli autori.
Per quanto possa essere difficile, non intervenire e lasciare che la situazione venga risolta dai figli, vigilando su loro affinchè non si facciano male, è un buon intervento educativo che permette di evitare, come detto poco sopra, la ricerca di un colpevole e anche di schierarsi a favore di un figlio piuttosto che dell’altro, cosa che suscita la gelosia e il sentimento di ingiustizia di uno dei due.
Qualche sberlone, uno spintone, un morso e delle menate date tra fratelli non hanno mai ucciso nessuno, ma permettono loro di capire cosa abbia dato fastidio all’altro e poter così monitorare e modificare il proprio comportamento in futuro.
Non risolvere la situazione ma permettere loro di trovare la soluzione: i bambini, se lasciati liberi di sperimentare, di tentare, di sbagliare, di fare e rifare hanno grandi doti e capacità creative.
Fornire una soluzione preconfezionata è il modo migliore per non far loro sviluppare queste abilità che gli permetteranno in futuro di sviluppare quella capacità chiamata problem solving, ovvero, essere capaci di risolvere le situazioni che si troveranno davanti. Inoltre, intervenire adottando una soluzione arrivata dall’alto, ovvero dal genitore, promuove un rapporto dipendenza e una sfiducia nelle proprie abilità. Lasciare che siano loro a proporre, ad ingegnarsi a tentare di risolvere un problema, come per esempio, un litigio, li rende autori delle loro azioni in prima persona e promuove anche un senso di responsabilità.
Promuovere il dialogo: Una volta che la rissa si è sedata e ognuno ha sbollito la rabbia, molto importante è chiedere loro come si sentono dopo aver litigato, cercare di fare emergere le loro emozioni sia piacevoli (ex: senso di giustizia, soddisfazione, ecc..) che spiacevoli (ex: tristezza, delusione, senso di sconfitta, ecc.) permettere loro di restare a contatto con il proprio mondo interiore e verbalizzarlo, comprendere e sentire il vissuto dell’altro fratello e sviluppare così l’empatia. Da lì aiutarli a trovare altre soluzioni alternative e creative per il futuro.
Utilizzare il metodo dell’accordo: una volta che si è discusso, dopo essersi confrontati e aver trovato proposte nuove e soluzioni possibili, qualora la motivazione è di particolare importanza, potrebbe essere un aiuto redigere una sorta di contratto dove viene indicato chi sono le persone implicate in questo accordo e che cosa i fratelli si impegnano fare.
Qualora dovesse verificarsi di nuovo la medesima situazione, si potrà fermarli e mostrare loro il lavoro fatto in precedenza e promuovere una riflessione su chi e perché non ha rispettato quanto pattuito. Ovviamente tale metodo è più adeguato a bambini più grandicelli, ovvero dai 5 o 6 anni.
Film consigliato sulle litigate tra fratelli: