L’importanza di limiti e regole: Durante l’infanzia, e ancor più durante l’adolescenza, i genitori sono le prime figure di riferimento che hanno il dovere di tracciare dei confini netti tra ciò che è permesso e ciò che non lo è; se i confini sono labili o addirittura inesistenti, il rischio è che i bambini e gli adolescenti cerchino di spingersi sempre più in là per vedere fin dove possono arrivare.
La storia: Chiara è una ragazzina di 15 anni, vive con la mamma e il di lei compagno. Quando Chiara è piccola, all’età di 4 anni, i genitori si dividono e dopo qualche tempo la mamma conosce Lorenzo, un uomo con il quale costruisce una relazione stabile e duratura; la bambina accetta positivamente Lorenzo e infatti il loro rapporto è caratterizzato da affetto. Tempo dopo la decisione di vivere tutti e tre insieme. Attualmente la mamma è molto preoccupata per la figlia in quanto Chiara è diventata ribelle, esce spesso la sera e fa molto tardi, pretende di andare in discoteca e rientrare il mattino successivo così come fanno le amiche che frequenta e che sono un po’ più grandi di lei; si veste in modo non idoneo ai suoi 15 anni, ha un atteggiamento strafottente e non rispettoso delle regole che la mamma ha stabilito all’interno della casa in cui vivono. Il padre biologico di Chiara, purtroppo è una figura ormai completamente assente nella vita della ragazzina, ha avuto degli sporadici contatti con lei nei mesi successivi alla separazione con la moglie, che però si sono fatti via via sempre più radi fino a scomparire del tutto. Ad oggi, abita molto lontano da Chiara e la va a trovare solo in due/tre occasioni l’anno.
La mamma è una donna buona d’animo, dal carattere piuttosto accondiscendente e debole. Il compagno, Lorenzo, sebbene abbia instaurato con Chiara una relazione di affetto, non ha mai svolto la funzione di padre in quanto da più parti gli è stato suggerito di lasciare che fosse il vero padre a continuare a ricoprire quel ruolo. Ad oggi la mamma di Chiara si mostra preoccupata e non sa come agire e comportarsi per arginare un comportamento che sembra aver preso una brutta piega. Si interroga spesso su quali possono essere stati i propri sbagli e le responsabilità di un padre assente.
Riflessione: Il caso di Chiara e della sua mamma, permette di fare una riflessione sull’importanza, per un adolescente di avere accanto una figura in grado di dare limiti e regole. Ma partiamo dall’inizio. Il compagno della madre, attenendosi a quanto suggerito ha avuto un comportamento rispettoso nei confronti del padre biologico di Chiara e della famiglia che quest’ultimo aveva costruito con la ex moglie; tuttavia, in un contesto in cui il padre si è rivelato fin dall’inizio una figura assente nella vita della bambina, tale comportamento non ha favorito o promosso una crescita sana di Chiara. Il ruolo di genitore affettuoso ma anche in grado di fornire limiti e regole è venuto a mancare, sia dalla parte della mamma sia da quella del compagno.
Stabilire dei paletti invalicabili è fondamentale per sentirsi contenuti e per contenere, evitando il rischio che la famiglia ed in seguito la società si trasformino nella terra di nessuno ove ogni comportamento è permesso. La casa è il primo luogo in cui i giovani si confrontano ed imparano l’esistenza di regole e confini. Dire no o vietare nonostante urla, strepiti e capricci non significa essere un cattivo genitore, ma al contrario mostrarsi una figura stabile e coerente con uno specifico valore che si vuole trasmettere, un riferimento solido sul quale poter contare. Chi assume un atteggiamento eccessivamente accondiscendente e lassivo rischia di esser percepito dai propri figli come poco “resistente” ed un adulto sul quale non è possibile contare in quanto rischierebbe di andare in mille pezzi nel momento del bisogno. Un genitore “forte”, determinato ed autorevole, permette a bambini ed adolescenti di sentirsi considerati, al contrario eccessiva permissività è vissuta, in modo inconscio,come una sorta di abbandono ed è vista al pari di una debolezza del genitore, e non come “bontà” di papà o mamma.
La via di mezzo per un benessere condiviso: Essere genitori di polso, o autoritari non deve essere visto così come lo era un tempo: il padre padrone che impone senza dare la possibilità di discutere o condividere, ma come una modalità che apre la possibilità al dialogo, al confronto e anche alla “contrattazione”, in certi casi, di alcune regole. Una caratteristica che permette al bambino o all’adolescente di crescere in un ambiente sicuro, protettivo e che si occupa di lui, e permette al genitore di evitare di trovarsi nella situazione opposta, ovvero quella di diventare, improvvisamente, un “carceriere” nel momento in cui si accorge che la situazione gli è sfuggita di mano.
E voi che tipo di genitori siete?