Il tema della sostenibilità ambientale dei prodotti che usiamo sta sempre più diventando importante per noi e per le generazioni a venire, le nostre scelte condizionano la qualità del mondo che lasceremo ai posteri, di questo siamo fortunatamente sempre più consapevoli.
Di questi giorni è la foto straziante della balena morta nella cui pancia sono stati trovati chili e chili di rifiuti plastici che, questo ormai lo sappiamo, hanno una ‘vita’ lunghissima: una semplice bottiglietta rimane in circolazione per circa 100 anni, non vi viene voglia di bere solo acqua del rubinetto al pensiero?
La plastica è dunque il male assoluto?
Il fatto che la plastica sia così durevole però, a ben pensare, in alcuni casi non è affatto un male: ad esempio alcuni giocattoli realizzati in plastica trovano in questo materiale la loro giusta espressione: penso ai chiodini Quercetti, nelle loro diverse dimensioni, anche quelli piccolissimi di Pixelart.
Quando sono stata a visitare la fabbrica di Torino, quella dove tutti i chiodini vengono prodotti, mi è stato spiegato che il materiale utilizzato, oltre ad essere atossico e certificato, viene lavorato senza sprecare nulla. I giochi in plastica Quercetti sono il contrario dell’usa e getta: durevoli, maneggevoli e resistenti, come sanno bene i talloni di quasi tutti i genitori dove si sono conficcati i chiodini, sembrano fatti per essere ereditati da fratelli maggiori e cugini.
Non solo plastica
Da qualche anno anche in Quercetti si è inaugurato un nuovo corso e si è iniziato a realizzare giochi in legno: dedicati ai più piccoli nel materiale caldo ed ecologico per eccellenza. Dagli impilabili con cui realizzare infinite forme ai puzzle, queste nuove linee mantengono la caratteristica che distingue il marchio: sono realizzati totalmente in Italia.
Infine, chi non ha voglia, in primavera, di coltivare un piccolo orto in casa? Non c’è bisogno di essere piccoli per apprezzare i 10 kit di Quercetti Gioca Green, con cui i bambini potranno cimentarsi nel giardinaggio, imparando così non solo i rudimenti del coltivare, ma anche i concetti di pazienza e di attesa, che nella nostra civiltà del tutto e subito non sono così facili da allenare.