Il significato nascosto del maltrattamento degli animali
Maltrattare gli animali non è un gioco. Non è un comportamento normale per un bambino in fase di sviluppo. Soprattutto non è un atteggiamento sano e da liquidare con un semplice “Sono giochi dei bambini!”. Esso suona come un campanello di allarme, e dovrebbe essere interpretato come un indicatore della presenza di un disagio.
Un tempo, come oggi, il contenuto non cambia
La violenza nei confronti degli animali non è una pratica moderna, che si commette per noia, come a volte riportano i media; essa ha origini ben più antiche, che una volta erano radicate fortemente all’interno di determinati contesti culturali e sociali. Si pensi ad esempio alle arene, dove si fronteggiavano uomini contro belve, o ancora ai sacrifici animali in onore delle divinità o per allontanare gli spiriti maligni. Il progresso e la crescita culturali, lo sviluppo di nuove e sempre più moderne tecnologie, nulla ha modificato in tal senso. Sono cambiate le modalità ma la violenza rimane. Oggi ci sono i combattimenti clandestini tra cani, le corse ippiche truccate e molto altro ancora. Metodologie diverse stesso comune denominatore: infliggere violenza a essere più debole.
Da anni la ricerca psicologica studia le relazioni tra i comportamenti violenti nei confronti degli animali e lo sviluppo di psicopatologia. Purtroppo però per una trattazione più dettagliata sull’argomento ci si deve rifare a ricerche provenienti da paesi stranieri, per esempio dagli Stati Uniti, dove studiosi di fama internazionale dedicano anni di ricerche per indagare le correlazioni che intercorrono tra violenze domestiche, violenze sugli animali e sviluppo di comportamenti devianti.
Frank R. Ascione, per esempio: “professore presso il Dipartimento di Psicologia della Utah State University, studia da anni lo sviluppo psicologico del bambino e dell’adolescente, del rapporto tra gli esseri umani e gli animali e della relazione tra violenza agli animali, abuso infantile, violenza domestica e violenza in genere. Ha collaborato con la polizia e la magistratura nella prevenzione della crudeltà sugli animali e sui bambini. Il suo impegno ha coinvolto anche veterinari, assistenti sociali, educatori e istituzioni in difesa dei diritti degli animali, dei bambini e delle donne” (testo tratto da: http://goo.gl/4M5RO9).
Purtroppo i dati derivanti dalle ricerche, sembrano indicare un forte legame tra il compimento di maltrattamenti sugli animali in età evolutiva e lo sviluppo di condotte violente quali violenze sessuali, aggressioni, furti, estorsioni, rapine in età adulta.
Ad indicare l’importanza che tali “giochi” crudeli hanno nello sviluppo di comportamenti devianti, vi è il fatto che nel DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), la violenza nei confronti degli animali viene inserita in qualità di criterio diagnostico per la valutazione del Disturbo della Condotta dell’Infanzia e può evolvere in Disturbo Antisociale di Personalità nell’età adulta.
Il campanello di allarme
L’intento di questo articolo non è quello di fare predizioni nefaste ma di invitare tutti gli adulti che hanno a che fare con bambini e minori ad avere un occhio critico qualora si dovessero osservare maltrattamenti nei confronti degli animali. Un simile atteggiamento indica la presenza di un disagio per il bambino che lo compie; spesso infatti, prima di agire tale violenza su creature più deboli e indifese, il minore potrebbe essere stato a sua volta vittima di qualche violenza o abuso perpetrato dagli adulti che lo circondano. Subire violenze fisiche, psicologiche o sessuali può condurre a diventare a propria volta “carnefici” e quindi ad agire ciò che si è stato vissuto in prima persona. Ecco quindi che archiviare in modo veloce e superficiale atteggiamenti di maltrattamento sugli animali potrebbe significare per un bambino, la perdita della possibilità di essere aiutato a superare un disagio o una situazione difficile che ha vissuto o sta vivendo.
Collegamenti esterni: http://goo.gl/4M5RO9