Fare i genitori è un lavoro difficile per il quale non esistono corsi, manuali di istruzioni, tirocini o stage. Come descritto nella prima parte del nostro percorso “Imparare è un’arte, insegnare… Un’astuzia!”
Non sempre si capisce perché agendo in un certo modo il proprio figlio risponda, prima con questa modalità, poi con quest’altra e in un terzo tempo con una ancora diversa; la risposta può essere quella tanto desiderata, invocata a bassa voce come se fosse un mantra, oppure quella che si vorrebbe scacciare come se fosse uno spirito maligno.
L’esito di una certa situazione è, molto spesso, paragonabile ad una roulette russa … cosa uscirà? Esso sembra essere più lasciato al caso che all’apprendimento metodico del bambino.
La conoscenza e soprattutto l’applicazione dei modelli di apprendimento può tornare utile per cercare di “pilotare” un’abitudine, un comportamento o l’acquisizione di una nuova abilità del piccolo.
Ma quali e quanti sono i modi attraverso i quali i bambini apprendono
Il condizionamento: cos’è? – esempi pratici – le regole base
Il condizionamento consiste nell’instaurarsi di un forte legame tra due eventi indipendenti tra loro, tale da provocare nel soggetto la medesima reazione.
Analizziamo nel dettaglio due situazioni tipo.
- Per alcuni genitori il momento del pasto è un lasso di tempo in cui si sta tutti insieme a tavola, i giochi sono momentaneamente accantonati, mamma e papà non partano in una frenetica maratona tra piatto e bocca del proprio figlio che gioca a questo o corre dietro a quello. Situazione ipotetica e desiderabile. Ciò che spesso accade è l’inizio di una sequenza interminabile di richiami: “E’ pronto! Vieni a tavola, Smettila di giocare, adesso basta …” che proseguono per decine di minuti arrivando, in alcuni casi, a concludersi con una sonora sgridata, musi lunghi e affaticamento. Il condizionamento in questa situazione può fornire una valida alternativa. Il principio è quello di associare uno stimolo che non abbia nulla a che fare con il pasto, con il pasto stesso. Per esempio si potrebbe far sentire al bambino, nei 2/3 minuti che precedono il sedersi a tavola la canzoncina “Le tagliatelle di nonna Pina”, oppure avvicinarsi al bambino portarlo in bagno a lavarsi le mani, accompagnarlo in cucina e metterlo sulla sedia, o ancora giocare con lui per qualche minuto prima di ritirare i giochi ed andare a tavola. La situazione potrebbe svolgersi nel seguente modo: mentre si sta servendo il cibo nei piatti si accende lo stereo con “Le tagliatelle di nonna Pina”, finita la canzone si prende per mano il bambino e lo si porta a lavare le manine, e poi subito sulla sedia o seggiolone in cucina.
- Il genitore vuole evitare che il bambino tocchi le spine della corrente, ma nonostante i vari tentativi non si ottengono risultati apprezzabili. In questo caso è possibile utilizzare il condizionamento creando un’associazione tra il gesto di toccare la spina della corrente e il battito forte delle mani associato ad un “NO” forte e deciso. La situazione potrebbe svolgersi nel seguente modo: nel momento in cui il bambino si avvicina alla presa della corrente con l’intenzione di toccarla, si battono forte le mani e si dice NO, cercando di provocare in lui una reazione di sorpresa e stupore, ma non ilarità che altrimenti porterebbe a riproporre l’azione.
L’associazione tra i due stimoli (1 canzoncina /2 pasto consumato a tavola – 1 avvicinamento alla spina/2 battito mani e No) crea nel bambino un legame tale che lo stimolo 1 anticipa e prepara ad una risposta specifica (stare seduto a tavola / non toccare la spina), ovvero quella desiderata dal genitore.
Perché questo metodo dia dei risultati apprezzabili sono necessarie:
– Metodicità e continuità nell’esecuzione della sequenza (canzoncina, mani, sedia – avvicinamento alla spina, battito mani e No)
– Un lasso di tempo molto breve tra la presentazione dello stimolo 1 e 2 (una volta finita la canzoncina l’operazione successiva è il sedersi a tavola senza far passare altre tempo a giocare; nel momento in cui c’è l’avvicinamento alla spina arriva il battito delle mani, non dopo che l’oggetto è stato toccato).
Il rispetto saltuario di queste due regole basilari fa nascere nel bambino un senso di confusione e incostanza che lo incentiva a tornare ad un comportamento precedente, cioè giocare e fare ciò che vuole quando chiamato a tavola per mangiare, toccare tutto ciò che vuole spine comprese.
Ma se il bambino scappa o piange?
Certo non ci possiamo aspettare che al primo colpo le cose vadano nel migliore dei modi! Ovviamente un bambino che ha adottato una certa abitudine farà fatica inizialmente a modificarla, potrà anche iniziare a piangere o tentare di scappare. A questo punto, meglio di tanti strilli, vi è la determinazione del genitore e la sua fermezza.
Lo si può riprendere e fare sedere nuovamente sulla sedia finchè il bimbo smetterà di correre via, si possono ritirare i giochi in modo tale da aver eliminato lo stimolo che lo distrae, o ancora si può aspettare con lui che la piccola crisi di pianto passi.
Urlare, minacciare, picchiare servono a poco, un’azione decisa e costante vale più di mille parole. Bambini e adolescenti comprendono meglio un’azione pratica e concreta che cento discorsi fatti di parole astratte.
Oltre a ciò, smettere di urlare o minacciare permette al genitore di non sciupare energia utilizzabile in azioni alternative ed evitare un grande senso di frustrazione per non venire ascoltato.
Il condizionamento può essere applicato a una moltitudine di situazioni, per esempio: abbinare delle canzoncine al momento del bagnetto, associare il racconto di una favola all’uso del vasino, guardare un cartone animato mentre si tagliano le unghiette, coccolare o massaggiare il bimbo che impara ad addormentarsi nella sua cameretta o nel suo lettino.
Le occasioni per utilizzare questa “astuzia” sono davvero tante, tu quale consiglieresti?
Nel prossimo articolo vedremo il potere del rinforzo e della punizione.
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