L’altro giorno leggevo questo articolo in cui un gruppo di neoassunti si sono licenziati perché “il lavoro non rispecchiava le loro aspettative” e mi sono accorta quanto importante possa essere educare al lavoro, sin da piccoli.
Rimango sgomenta ed avvilita davanti a questo atteggiamento, che poi è anche quello che hanno alcuni dei miei studenti.
Così giusto per inciso, vorrei fosse chiaro che il mondo incantato dei telefilm o reality, in cui tutti sono manager, è una fantasia o, se proprio proprio, un traguardo da raggiungere, con anni di apprendimento e di faticosa gavetta. Su tutti i fronti.
Poi ci lamentiamo e nascono le frasi fatte in cui si inneggia alla scomparsa delle generazioni del dopoguerra o dei nostri genitori, che sono partiti dal nulla e quel che hanno oggi è grazie al rimboccarsi le maniche di ieri.
Siamo in ginocchio come paese e non è il lavoro che manca.
Noi, genitori di piccole pesti, dovremmo iniziare sin da subito ad educare i nostri figli al lavoro e al sacrificio. Non è sostituendoci a loro nelle “fatiche”, che diamo il giusto insegnamento di vita. Ai figli, oggi, si risparmia ogni sforzo, partendo dalla cartella di scuola, che portiamo noi. Giustifichiamo quasi tutto, dal brutto voto all’atteggiamento aggressivo e strafottente che assumo davanti ad un no.
Una volta, io l’ho fatto per tanti anni e non mi vergogno a dirlo, si approfittava delle vacanze estive per fare qualche lavoretto e guadagnarsi qualche spiccio, così per il gusto di acquistarsi anche solo una t-shirt con i propri soldi. Oggi, questo proattivismo sembra quasi etichettato come un atteggiamento di cui vergognarsi.
Beh, allora, sapete cosa vi dico? Ce li meritiamo i ragazzi di oggi. Quelli del “tutto e subito”, del “dammi senza dare”. Poi, ovviamente esistono le eccezioni, ma se c’è davvero qualcuno da biasimare, più che i ragazzi, è la fiacchezza del nostro modello formativo, volto a risparmiare ai figli ogni difficoltà o fatica, in nome di un malsano concetto di affetto, che poi quello che passa, spesso è: ti faccio io perché tu non sei in grado.
Quindi, in nome dell’amore, è questo il futuro che vogliamo per in nostri figli?
Io dico, NO. E tu?
Socia io ti amoro e sottoscrivo ogni parola.
Non porto la cartella alla nana, le faccio fare lavoretti in casa e non coloro (attività odiata) le schede al posto suo.
Perché dai doveri nasce il senso di responsabilità e sa il cielo quanto ne abbiamo bisogno.
Grandissima. Questa me la rigioco. “Dai doveri nasce il senso di responsabilità” :*