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Buoni esempi di conciliazione: solo all’estero?

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All’estero si sa, sono più illuminati di noi e molte aziende già riconoscono che un lavoratore “felice” è un vantaggio soprattutto per l’azienda stessa, oltre che per se stesso. I buoni esempi di conciliazione e ascolto delle necessità extra-lavorative dei dipendenti sono facilmente reperibili appena si varca il confine nazionale.

Vediamo alcuni e proviamo a riflettere su come si potrebbero cambiare le cose anche nel nostro Paese.

In alcune aziende americane infatti i dipendenti possono andare in vacanza anche 8 settimane all’anno, mettendosi naturalmente d’accordo con i colleghi per seguire e poter concludere progetti ed attività routinarie. Il risultato? I dipendenti di queste aziende vanno addirittura meno in vacanza rispetto a chi ha la possibilità di fare meno ferie. Della serie: se posso fare ferie quando voglio sto bene e non mi servono, se invece non posso farle aumenta la mia insoddisfazione e appena posso farle sto a casa.

In altre aziende svedesi il numero di ore di lavoro è stato ridotto da 8 a 6 per permettere ai dipendenti una maggiore cura dei propri famigliari e del proprio tempo libero.

Risultato? I meriti si misurano non sulle ore passate alla scrivania ma sull’effettivo raggiungimento di successi.

In altre aziende sparse qua e là per il mondo, dagli USA alla Croazia e alla Norvegia si elargiscono bonus fino a 4000 dollari per ogni figlio nato o i dipendenti possono usufrire fino a 46 settimane con la piena retribuzione.

Risultato? Maggiore fiducia verso i dipendenti, maggiore attaccamento all’azienda e di conseguenza maggiore produttività, clima collaborativo tra colleghi e più grande soddisfazione.

Senza contare settimane per i papà, sostituzioni da parte dei famigliari di un congiunto i malattia ed altre interessanti iniziative volte alla conciliazione.

Perché secondo voi in Italia si fa ancora molta fatica ad adottare in maniera diffusa questi accorgimenti per il benessere delle lavoratrici e la distribuzione dei carichi famigliari?

E c’è qualcosa che secondo voi possiamo fare per sensibilizzare noi stesse le aziende?

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