Nei bambini di età scolare (tra i 6 e i 10 anni), può capitare che si presentino tic motori e vocali, quali ad esempio tirare su con il naso, ‘grattare’ con la gola, fare dei movimenti bruschi con la testa.
Questi comportamenti possono creare grande preoccupazione nei genitori che spesso non sanno come aiutare i propri figli.
Per questo motivo abbiamo deciso di affrontare questo tema con la dott.ssa Valeria Monetti, psicologa dell’età evolutiva, esperta in apprendimento e mediatrice familiare.
Cosa sono i tic
I tic non sono altro che movimenti involontari, un modo per scaricare la tensione e nella maggior parte dei casi durano per un periodo transitorio. Spesso sono autorisolutivi e possono essere scatenati da una serie di cause. Ad esempio la nascita di un fratello, la separazione dei genitori, tensioni familiari, percezione di alte aspettative nei propri riguardi.
Ad esserne colpiti inoltre sono più di frequente i classici bambini “perfettini” e ipercontrollati, che raramente piangono o urlano, ma tendono a reprimere le loro reazioni emotive.
Il bambino, non riuscendo a dar voce alla propria fonte di stress, può veicolare questo disagio in un tic.
Cosa fare in presenza di un tic
Quando compare un tic non bisogna allarmarsi, ma osservare il bambino senza fargli notare la presenza del tic, sdrammatizzare e rassicurarlo sulle conseguenze che questo può aver creato a livello sociale. Solitamente sono proprio le conseguenze che possono creare un circolo vizioso negativo. (Es. comportamento o rinforzi che arrivano dal contesto scolastico e pari). In questo caso è importante coinvolgere anche l’istituzione scolastica per creare una collaborazione e affrontare la situazione in classe e con i compagni.