Quando il mio bambino inizierà a parlare?
È questa una domanda frequente fra le mamme, per la quale non esiste una risposta universalmente valida.
“Le femminucce parlano prima”… “non parla ma si fa capire benissimo con i gesti” …. “ ha inventato una lingua tutta sua!”: questi sono solo alcuni dei luoghi comuni sul linguaggio dei bambini, un tema complesso e affascinante.
Siamo culturalmente abituati a considerare la parola come il punto di arrivo di un percorso evolutivo che parte dal gesto: questo è in parte vero, ma è anche vero che esiste una competenza comunicativa che si può realizzare nel bambino in modo complesso e sia con l’uso dei gesti (primo fra tutti l’indicare) e delle espressioni, sia con l’uso della voce e della parola.
Ecco che sin dai primi mesi le mamme e i papà si accorgono che il proprio bimbo vuole comunicare: si scopre così che la base di qualsiasi forma di comunicazione è l’interazione, poiché il bambino è interessato in primis ad interagire con i genitori. Relazionarsi con il proprio bimbo con finalità comunicative significa quindi condividere un gioco fatto anche solo di sguardi, espressioni, suoni.
Per favorire la comunicazione in tutte le sue forme bastano tre semplici regole:
- sperimentare
- stimolare
- non forzare.
Sperimentare: significa comunicare con il proprio bambino con tutti i canali che abbiamo a disposizione: corpo, immagini, voce, parole, musica, suoni della natura.
Stimolare: comporta una proposta varia ed efficace di occasioni nelle quali il bambino si possa sentire invogliato a comunicare. Gli strumenti utilizzabili sono la lettura di un libro ad immagini, un gioco di movimento accompagnato dalla modulazione di suoni con la voce, l’ascolto e il canto di una canzoncina.
Non forzare: ogni bimbo ha tempi diversi per iniziare a parlare. E’ interessante osservare le modalità attraverso le quali un bambino intende comunicare le proprie intenzioni, volontà, emozioni: se da un lato è importante stimolare l’uso della parola, è altrettanto fondamentale non obbligare e non correggere eccessivamente il proprio bimbo per far sì che parlare e comunicare siano prima di tutto un piacere.
Ed infine un suggerimento pratico: così come avete costruito un album delle foto dei vostri bimbi, sarebbe bello fare un quaderno dei loro primi suoni, delle prime parole, delle prime frasi.
Comuni nei bambini sono i così detti “ipercorrettismi”: per il verbo andare “Io ando”, per il verbo aprire “ho aprito”… sono queste le prove di un lavoro grandioso che i nostri bambini stanno facendo per comprendere le molte regole pratiche che stanno alla base di una lingua. Questi tentativi sono così geniali e divertenti che vale la pena annotarseli e creare così una memoria per il loro futuro, fatta non solo di immagini ma anche di parole (le loro!).