Comunicare è alla base di tutto per capirsi e farsi capire.
La cosa si complica quando quello che deve essere comunicato è qualcosa di imbarazzante. Ora: non che io ci trovi nulla di imbarazzante in un pene a in una vagina. Il problema è come chiamarle o definirle coi bambini. Perché inevitabilmente quelle due parole, dichiarate così, col nome utilizzato più spesso, hanno un aspetto troppo adulto, troppo complicato e crudo per farlo usare ai piccoli. E allora via che si parte coi nomignoli per ingentilire quello che la natura già da sé ha pensato di fare buffo o complicato.
Pisellino e altri neologismi
Pisellino. In vita mia mi è capitato di sentire spessissimo per i maschi la definizione di pene come pisellino. Cortese, certo, forse un po’ svilente sotto il punto di vista delle dimensioni, di fatto lascia spazio (e speranza) al tempo.
Solo una cosa non mi tornava: come mai Braccio di Ferro aveva dato al nipote il nome di un pene? Mah!
Uccellino. Il parente dell’uccello. Però considerando che a quell’età si sfogliano albi disegnati pieni di rondini, rondoni, gabbiani, falchi e aquile, a un certo punto ci si aspetta di vedere anche quello lì, tutto spiumato, glabro e dalla forma a salsiccia, di uccello. E invece niente.
Per le femmine invece la sfera di definizione si fa più ampia, Eh, si, signore e signori, perché quando si tratta di vagina, la fantasia galoppa.
Passerina: la parente dell’uccello, ma con una differenza. Qui la specie è ben definita. Non una bestia a caso. No, la passerina. Piccola, discreta e cinguettante. Quando pigoli non si sa. Per le piume, tutto è rimandato al momento dell’estetista.
Farfallina. Sempre nel mondo animale, ma in questo caso silenziosa. Si poggia qua e là sui fiori, (e quindi chissà che un certo libertinaggio non sia intrinseco al nome). Vai a sapere perché, visto che la forma sembra tutto, ma sfido chiunque a vederci due ali lì dentro.
Fifina. E finalmente eccoci, si sconfina nel mondo fantastico del non-sense. La fifina è quella roba tanto indefinibile da non meritare spiegazione. Fifina è una cosa facile da dire ma difficile da spiegare. E per capire merita una seconda parola, chiara, limpida, che lo specifichi.
Fifina viene sempre accompagnato da una precisa indicazione del dito a dimostrazione di dove ‘sta questa benedetta fifina.
Ma alla fine il miracolo succede. E quando sono grandi in automatico i bambini capiscono che il pisellino diventa pisello (se non addirittura pisellone, nei casi più fortunati) e la fifina, farfallina, passerina diviene “la vagina” o più ancora quella parola detta con tanto pudore, a scelta, pronunciabile con la C o con la G.
Fate voi.
Voi, con che nome chiamate “quelle zone lì” dei vostri figli?
Ahahaha anche noi avevamo questo dilemma quando è nata la seconda figlia, col primo, maschio, ovviamente siamo andati sul banalissimo pisellino, per lei invece usiamo l’ancor più banale patatina, le verdurine la fanno da padrona ;) sempre meglio che utilizzare il termine che usava mia suocera “barchetta” mai sentito ma decisamente poco probabile come fifina ma avendo due maschi non correva il rischio che glielo dovessero indicare nel proprio corpo “mi fa male la barchetta” sarebbe stato fantastico!
@Starsdancerr fantastico: “barchetta” mi era nuovo e sconosciuto. Certo che da lì a finire a fare ironia su “cazza la randa” e “mi si alza la vela” è un attimo! ; )