La battaglia per un animale domestico
Sono una mamma di una figlia unica, ed essendo una donna ho anche il senso di colpa incorporato. Quindi io questa scelta di non aver fatto il secondo, per una serie di ragioni, ce l’ho un po’ di traverso. Mi dispiace soprattutto per Alice, che in questo momento è di la a ballare da sola e che magari con un fratello/sorella si sarebbe divertita un sacco, o magari no, chi può saperlo.
Cosa fatta capo ha, si dice, però quando un anno or sono circa mia figlia mi ha detto ‘Sono l’unica della mia classe figlia unica e senza un animale‘ ho patito. La discussione era nata di fronte ad un coniglietto nano cui avrebbe dato il nome ‘Rosicchio’ ma che io non mi sono sentita di prenderle più che altro perché io i coniglietti nani non li conosco per niente e mi son vista la casa invasa di cacchette tonde. Un cane è sembrato a tutti troppo impegnativo e il gatto era escluso dalla scelta per una possibile allergia di mio marito. E quindi?
Arrivano Zenzi e Mojito
Io ho sempre amato gli animali, sin da bambina, e pressappoco all’età di mia figlia mio padre mi regalò un pappagallino che io chiamai Gas (come il topolino di Cenerentola). Allora non lo sapevo, ma il modo in cui questo uccellino era stato strappato dalla mamma e dato a me perché lo addestrassi era una vera crudeltà. Di fatto, Gas era convinto di essere un umano, cosa che, se ci pensate, non è cosa bella. Informandomi per un eventuale Gas bis mi sono resa conto di questa ingiustizia, ma l’idea di prendere un pennuto non mi è passata di mente: anche Alice sembrava contenta e a mio marito, da non amante degli animali, è sembrato forse il male minore.
Così dopo un po’ di ricerche ho trovato un allevamento di cui condividevo l’impostazione e, dopo un breve contatto, i pappagalli sono diventati due: per evitare che, essendo noi spesso fuori casa, uno solo si immalinconisse. Naturalmente in quel momento non immaginavamo per niente che da lì a poco ci saremmo trovati confinati tutti dentro casa, pennuti inclusi.
Comunque, In un giorno di gennaio 2020 siamo andati a Milano per adottare i nuovi membri della famiglia Zenzi (azzurro, nome scelto da mia figlia) e Mojito (verde, nome scelto da me). Chi ha però stupito tutti è stato il mio, non amante degli animali, coniuge, che ha insistito per acquistare la gabbia più grossa che potessimo gestire in casa nostra, perché: ‘Se devono stare in gabbia almeno prendiamola comoda‘. Quindi questi due uccellini del peso di circa 30 grammi l’uno hanno a disposizione una bella magione.
In realtà i due piccoletti non stanno sempre in gabbia, giacchè li abbiamo abituati al volo domestico controllato, vale a dire che li facciamo uscire per qualche ora per far loro sgranchire le ali e per giocare un po’ con loro. Ovviamente il rapporto che si può costruire con un volatile è ben diverso da quello che si può avere con un cane o un gatto, ma una connessione esiste ed è bello vedere come loro si siano progressivamente abituati a noi e viceversa.
L’impegno
L’impegno che questo tipo di animale richiede non è gravoso: bisogna pulire la gabbia e provvedere a cibo e acqua freschi. Poi chiaramente più tempo si interagisce con loro più prenderanno confidenza. Si tratta di animali timorosi un po’ di tutto ma abbiamo già notato che ad esempio, quando li portiamo con noi ( se andiamo via per più di un paio di giorni) sono sempre meno spaventati dal viaggio in macchina e finiscono per fischiettare tutto il tempo.
L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di non adottare una Cocorita se non si sopportano i rumori: son piccini ma chiacchierano veramente tutto il giorno, in compenso al buio, e quindi di notte, ammutoliscono subito.