Qualche tempo fa, una coppia di amici mi raccontava di come la loro bimba di quattro anni avesse imparato a dire le parolacce. Sì sì, proprio quelle! Quelle che a noi grandi scappano anche quando siamo in presenza di bambini, quelle che ci escono di getto quando ci girano i cinque minuti, quelle che appena sono partite ci tappiamo la bocca con la mano e con la coda dell’occhio guardiamo nostro figlio per capire se abbia sentito.
E come spesso accade, “la creatura” se ne sta molto tranquilla a continua a fare il suo giochino o a guardare la tv, lasciandoci la pia illusione di essercela cavata e di non aver contribuito ad arricchire il suo “scurrile” vocabolario che negli anni a venire diverrà più grande dello Zanichelli, e nel quale inserirà tutte le parolacce ripetibili non appena lo manderemo all’estero per imparare una lingua straniera.
Ma come ho detto… la nostra è solo una pia illusione, perché al momento giusto: ZAC! Siamo fregati!
Ecco che arriva quel “r-azzo” detto mentre tutta la famiglia è riunita a tavola e si sta per fare il brindisi, oppure quella “l-onza” detto alla nonna sottolineato da un “lo dice sempre la mamma!”, o ancora il “vaffa” agli amici di famiglia perché dopo aver giocato per tre ore con il piccolo chiedono di poter parlare tra grandi un momento; il tutto a dimostrazione che l’angelica creatura ha imparato! Imparato in fretta e con una precisione chirurgica!.
La figlia dei miei amici sfoggiava il suo galateo linguistico nei momenti di rabbia, infilando “l-onza” “r-azzo” “m-ulo” e “mer-la” una dopo l’altra come perline in una coloratissima collana.
Questo breve e ironico aneddoto era per introdurre l’argomento del presente articolo:
L’apprendimento
Se per i bambini imparare è un gioco, per i grandi insegnare può diventare un gioco da ragazzi … basta conoscere le regole giuste!
Spesso quando si parla di apprendimento l’immagine che più spesso balza alla mente è quella relativa all’apprendimento scolastico: matematica, italiano, lingue straniere.
Ma non è questo il nostro focus di attenzione.
L’apprendimento che ognuno di noi mette in atto, inizia molto prima della scuola, fin dai primi giorni di vita. L’apprendimento di cui voglio parlare è quello che porta ad esempio il bambino a piangere quando vuole essere preso in braccio dalla mamma, quello che gli fa mantenere o ingigantire la paura del buio o di dormire da solo, quello che gli fa guadagnare la paghetta se ogni giorno si occuperà di apparecchiare la tavola.
Quanti e quali tipi di apprendimento?
I bambini, si sa, sono delle spugne che assorbono tutto, e in questo loro assorbire c’è anche l’apprendere. La figlia dei miei amici, citata sopra, per imparare quelle parole di certo deve avere avuto dei modelli che volontariamente, ma molto più probabilmente, involontariamente, gliele abbiano insegnate.
I bambini apprendono osservando un modello, apprendono per prove ed errori, apprendono attraverso l’associazione tra uno stimolo e una risposta, apprendono attraverso i rinforzi e le punizioni, o ancora attraverso l’insight e le abilità cognitive.
Conoscendo in modo approfondito questi tipi di apprendimento è possibile anticipare, incoraggiare o modificare un comportamento del bambino che risulta gradito o inadeguato.
Risorse di approfondimento
Video L’amore per l’apprendimento
Testo di P. Gavagin Teorie dell’apprendimento a cura di ENDOFAP
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