Il condizionamento e le “punizioni”
Matilde è una bimba di 7 anni abituata a fare quasi sempre ciò che vuole: volere un gioco nuovo ogni due giorni … ed essere accontentata, voler mangiare una scatola di merendine … e farlo, giocare con i giocattoli nuovi e appena comprati e buttarli in giardino perdendone i pezzi o sporcandoli tutti, e così via con una lunga serie di abitudini abbastanza “discutibili”.
I genitori di Matilde non hanno mai stabilito delle regole e soprattutto, quando l’hanno fatto, non sono mai stati determinati e fermi nel farle rispettare. Le regole sono state urlate a gran voce, sono state comunicate facendo leva sul senso di colpa della bambina “quando non mi ascolti e fai il contrario di ciò che ti dico, la mamma soffre molto … vedi che mi fai piangere!”, e ancora, sono state dimenticate per lungo tempo e di tanto in tanto ritirate fuori come il coniglio dal cilindro, miste ad una gran quantità di rabbia e frustrazione da parte dei genitori stessi.
Matilde si comporta da bimba capricciosa per ottenere ciò che vuole perché sa che in tal modo verrà accontentata, picchia per attirare l’attenzione degli altri adulti perché in questo modo i genitori le rispondono, ha delle forti crisi di pianto quando non può fare ciò che vuole perché sa che la madre cederà oppure le comprerà un gioco per compensare il pianto appena fatto.
In questa famiglia sembra proprio esserci qualcosa che non funziona nel modo giusto, vero?
Punizione diretta e punizione indiretta: a cosa servono?
La piccola Matilde non ha mai sperimentato l’applicazione di una regola in modo sano ed educativo, vale dire senza urli, sensi di colpa o ondate di rabbia e frustrazione.
Quando si vuole eliminare un certo comportamento, è possibile ricorrere all’uso della punizione: non certo quella sperimentata dai nostri nonni, fatta di “bastonate” o grandi calci nel sedere; una punizione non violenta e sicuramente più educativa.
Esistono in realtà due tipi di punizione, in termini tecnici si parla di punizione indiretta e punizione diretta.
Spieghiamole applicandole alla storia della piccola Matilde.
Punizione indiretta e punizione diretta: come usarle?
Ad un certo punto nella casa di Matilde arriva un’educatrice, che nel giro di pochi minuti si rende conto dei metodi educativi usati dai genitori, delle reazioni della bambina, e dei rinforzi (quelli di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente) che involontariamente vengono dati e che mantengono alcuni comportamenti inappropriati della piccola.
L’educatrice lavora da subito sul gesto del picchiare per attirare l’attenzione, al fine di eliminarlo e sostituirlo da un comportamento più adeguato: chiamare o toccare dolcemente.
L’educatrice esplicita a Matilde la seguente regola: “Se vuoi parlare con me, puoi chiamarmi o toccarmi, e io ti risponderò; non ti risponderò se mi picchierai, pizzicherai o graffierai.”
Il non rispondere ogni qualvolta la bambina metterà in atto un comportamento aggressivo per richiamare l’attenzione è nello specifico una punizione indiretta. La bambina viene “punita” nel senso che il comportamento abituale da lei usato per ottenere una risposta dagli adulti, non sortirà più effetto. Ad un graffio, pizzico o altro, l’educatrice risponderà ignorando Matilde, non dandole quindi ciò che cerca, poiché richiesto in modo sbagliato. Alla bambina in pratica viene levato, attraverso l’atto di ignorarla, qualcosa che per lei era piacevole o desiderato: ovvero l’attenzione degli adulti.
Quando al contrario la bambina chiama in un modo adeguato l’educatrice, le risponde in modo positivo e lodandola o complimentandosi con la piccola per il gesto messo in atto.
Un’alternativa educativa adottata con Matilde, dopo alcune reiterazioni del comportamento aggressivo, nonostante i tentativi di intervento con la punizione indiretta è stata la seguente: quando la bambina ha agito in modo manesco per ottenere l’attenzione la si mette a sedere su di una sedia, in una zona tranquilla della casa, impedendole di giocare, guardare la tv o altro allo scopo di riflettere su quanto fatto. Il tempo di questo intervento dovrebbe essere limitato a pochi minuti, 5/10 al massimo, ed avvenire non appena la bambina agisce il comportamento inadeguato senza posticipare la punizione nel tempo. Se Matilde scappa la si riporta alla sedia e la si invita a pensare un po’ alla regola di cui si è parlato e del suo comportamento. Trascorsi i minuti di punizione, si comunicherà a Matilde che può tornare a giocare.
Questo secondo metodo è la punizione diretta, ovvero un comportamento che non si limita più a togliere al bambino ciò che era per lui piacevole (ovvero l’attenzione dell’adulto) ma introduce anche un conseguenza spiacevole (il dover smetter di giocare/guardare la tv e riflettere su quanto fatto). Al di là della decisione del tutto personale, se sia educativo meno, anche uno sculaccione o uno schiaffo rientrano tra le punizioni dirette, in quanto ad un comportamento del bambino inseriscono una conseguenza spiacevole o dolorosa.
Rinforzi e punizioni mixati a dovere
Per ottenere l’estinzione di un dato comportamento è sempre bene mixare rinforzi e punizioni. Ciò significa che, il bambino non deve solo essere punito quando si comporta nel modo sbagliato, ma ha bisogno di essere rinforzato e gratificato quando invece mette in atto la modalità comportamentale desiderata, in modo tale da permettergli di fare un confronto con le dirette conseguenze alla proprie azioni.
La piccola Matilde, in poco tempo ha imparato a comportarsi adeguatamente con l’educatrice, un po’ più duro è stato invece il lavoro da fare con i genitori.
Crediate sia utile parlare insieme di ciò che accade con i vostri bambini per approfondire i trucchi sin qui discussi?
Per approfondimenti: chi non ha mai sentito parlare di SOS Tata? Riguardando le puntate sarà possibile trovare numerosi esempi di rinforzi e punizioni, che le tate utilizzano nelle loro missioni educative.