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Clementoni DOC e i suoi fratelli: robottini che insegnano ai bambini la logica del pensiero computazionale

clementoni a scuola di coding

Siamo nel cuore del Transatlantico Conte Biancamano, varato nel 1925 dalla Compagnia Lloyd Sabaudo di Genova, al Museo Nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci. Intorno a noi resti di vascelli, aeroplani ad elica e il monumentale Catamarano AC72 Luna rossa, in mostra permanente sopra le nostre teste. Dopo l’accredito ci dirigiamo in sala, dove fanno bella mostra di sé i robot educativi Clementoni prossimi al lancio: DOC e Evolution ROBOT, i nuovi fratellini di MIO ROBOT e CYBER ROBOT, già in commercio da qualche tempo. Siamo del tutto ignare dell’enorme potenzialità di quanto si para davanti ai nostri occhi: senza saperlo, abbiamo attraversato una linea temporale sottilissima che divide il passato navale tutto intorno a noi dal futuro.

 

Giuseppe De Filippi, noto anchorman del Tg5, apre la conferenza e ci spiega il progetto. Clementoni, azienda italiana leader nel settore dei giochi per l’infanzia, ha deciso di fare un passo pionieristico nel mondo della robotica educativa: trasformare il momento del gioco, da sempre ritenuto per politica aziendale importante fase di apprendimento, nella principale fonte per il bambino di imprinting logico computazionale.

clementoni a scuola di coding clementoni a scuola di coding

Il pensiero computazionale è stato definito per la prima volta nel 2006 dalla scienziata informatica Jeannette Wing, Vice Presidente di Microsoft Research, come il particolare processo mentale che sta alla base della formulazione dei problemi e delle loro soluzioni, in maniera tale che queste ultime possano essere elaborate da un soggetto umano o da una macchina, per il raggiungimento di obiettivi assegnati. In altre parole, si tratta dello sforzo intellettivo che un individuo compie per fornire ad altri individui, o a dei computers, le istruzioni necessarie affinché questi ultimi possano risolvere problemi e portare a termine i propri incarichi. L’importanza del pensiero computazionale e dell’educazione ad esso di tutti i bambini, sin dalla più tenera età, è ormai accettata pacificamente non solo dalla comunità scientifica, ma anche dalle istituzioni. Un esempio è il MIUR, insieme al Consorzio Interuniveristario Nazionale per l’informatica, ha dato vita al progetto “Programma il futuro” (http://www.programmailfuturo.it/), con l’obbiettivo di diffondere nelle scuole gli strumenti per formare gli studenti ai concetti di base dell’informatica. L’Italia è stato uno dei primi paesi al mondo ad introdurre l’insegnamento dell’informatica attraverso l’uso della programmazione.

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La dottoressa Solda, Consulente del Consigliere del Ministro Giannini, dichiara che nei prossimi cinque anni, grazie anche al progetto #buonascuola, verrano formati docenti all’insegnamento del pensiero computazionale in tutte le scuole. Oggi Clementoni porta quest’esperienza nelle nostre case, rendendo di fatto mainstream le potenzialità immense dell’insegnamento del coding attraverso il gioco. DOC e i suoi fratelli sono robot parlanti di nuova generazione che – come sottolineato da Giovanni Clementoni, Amministratore delegato dell’azienda fondata dal Padre Mario oltre cinquant’anni fa – “permettono non solo di fare un gioco ma di inventarne uno”. Grazie alla presenza di una tastiera posta sulla testa del robottino e di un tabellone interattivo, il bambino impara a studiare le indicazioni corrette da fornire a DOC per il raggiungimento degli scopi del gioco. Se le indicazioni sono errate, DOC si ferma e segnala a vostro figlio l’errore in modo che il bambino possa studiare da solo una soluzione al problema ed auto-correggersi.

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Massimo Banzi, co-fondatore del fenomeno Arduino, ha posto l’accento sull’enorme valenza di un progetto di gioco che inizia i bambini alla programmazione informatica sin dalla più tenera età: “Tutto ciò che ci circonda, tutti gli strumenti più importanti di cui ci serviamo nella nostra vita, è stato programmato da qualcuno: imparare a programmare ci permette di interagire con il mondo gestendolo e non subendolo passivamente”. E Pier Luca Lanzi, Professore Ordinario di Informatica al Politecnico di Milano, ha aggiunto “insegnare il coding ai nostri figli non significa costringerli ad un futuro da programmatori, ma insegnare loro il più importante meccanismo di pensiero logico esistente, quello stesso che usano i computers: per poterli preparare ad affrontare i problemi non come un’unica incognita, ma scomponendoli in piccole parti da risolvere una dopo l’altra”.

Quando abbiamo varcato la soglia del Museo non sapevamo bene cosa ci avrebbe aspettato: credevamo di assistere alla presentazione dell’ennesimo prodotto commerciale da “vendere” ai nostri bambini in occasione del Natale. Quello a cui abbiamo assistito, invece, è stato un viaggio nel tempo e in un altro mondo. Un mondo in cui i nostri figli saranno in grado di dialogare attivamente con computers ed elaboratori elettronici, programmare apps e perfino il loro telefono cellulare. Un mondo in cui saranno in grado di affrontare qualunque problema la vita pari loro davanti senza esserne abbattuti o avviliti, perché avranno acquisito la capacità di scomporre ogni difficoltà in un piccolo enigma da affrontare e risolvere, avranno imparato ad accettare l’errore e a sostenerlo come una variabile che si puo’ presentare, affrontare e cambiare.

Il futuro è nelle mani dei bambini: Clementoni e DOC li trasformano nei programmatori del loro domani, oggi.

 

Articolo scritto da Chiara e Miriam

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